A nessuno deve succedere
Era incominciata nel migliore dei modi, con i migliori auspici la nostra avventura. In realtà era cominciata con un grandissimo spavento, perché proprio come Papo se n’è andato, così è venuto al mondo. Papo è nato in arresto cardiaco e lo hanno dovuto rianimare a causa di una sofferenza respiratoria durante il parto cesareo fatto d’urgenza. Così Papo è morto, con dei profondi sospironi, cercando aria che il suo cuore non riusciva a dargli.
Chiedo scusa a tutti ma oggi non ho bei pensieri in ricordo di Papo. Oggi ho da esprimere tutto il dolore e la rabbia che mi stanno divorando. Penso che la mia famiglia tutta e io non siamo affatto “normali” ad essere così composti nel nostro incolmabile dolore.
Penso che rivoglio qui mio figlio.
Penso che a nessuno debba succedere quello che è successo a Papo. Penso che tanto meno sarebbe dovuto succedere proprio a Papo, bello come una divinità greca; forte e tenace come un toro, nonostante il suo debole cuoricino; intelligente come un piccolo scienziato; simpatico, ironico e sarcastico come un comico navigato; piccola anima innocente condannata alla croce come un Cristo.
Penso cose banali e poi penso a quello che io ho vissuto. Penso che nessuna persona deve vedere il proprio figlio esanime e rianimato alla nascita; nessuno dovrebbe scoprire all’età di nemmeno 3 anni che il proprio figlio è affetto da HCM (Cardiomiopatia Ipertrofica Restrittiva); nessuno dovrebbe dare tre volte al giorno, di nascosto per non farglielo pesare, le medicine salvavita al proprio figlio di nemmeno 3 anni (e menomale che almeno queste medicine esistono); nessuno dovrebbe trovare a terra svenuto il proprio figlio; nessuno, dopo aver raccolto esanime a terra il proprio figlio, dovrebbe essere costretto a correre come un pazzo con lui in braccio a chiedere soccorsi e tentare di rianimarlo; nessuno dovrebbe stare in un pronto soccorso a sperare, credere e pregare dottori ed entità mistiche mentre il suo bimbo è lì, privo di sensi; nessuno dovrebbe vedere operare il proprio figlio per impiantargli un congegno salvavita nel petto (e menomale che anche questo esiste); nessuno dovrebbe ricevere una telefonata da scuola perché il proprio figlio è andato in arresto cardiaco, salvato da quel benedetto apparecchio impiantatogli nel petto; nessuno dovrebbe vedere schizzare il battito cardiaco a duecento e perdere i sensi al proprio figlio, per ben due volte, durante un ricovero, a soli tre giorni da un arresto cardiaco; nessuno dovrebbe vedere aumentare le medicine da somministrare al proprio figlio ed essere conscio che prenderà “bombe atomiche” che se cureranno da una parte, faranno danni da un’altra (e sempre e comunque menomale che almeno queste esistono); nessuno dovrebbe vedere arrivare il proprio bimbo in bici, sentirgli dire: “Papà mi scappa la cacca” e vederselo stramazzare davanti; nessuno dovrebbe correre col proprio figlio esanime in braccio a cercare soccorsi; nessuno dovrebbe vedere il proprio figlio esalare disperatamente, alla ricerca di ossigeno, quelli che due giorni e mezzo dopo capirà essere stati gli ultimi respiri; nessuno dovrebbe trovarsi impotente davanti al corpo esanime del proprio figlio, vederlo diventare rosso, viola e blu e continuare a tentare manovre disperate per salvarlo; nessuno dovrebbe vedere il proprio figlio continuare a cadere in arresto cardiaco con barellieri e infermieri a massaggiarlo per due ore, mentre i medici intervengono d’urgenza in pronto soccorso, allestendo una sala operatoria improvvisata, per attaccarlo ad una macchina extracorporea che lo tenga ancora in vita; nessuno dovrebbe passare due giorni e mezzo affianco a suo figlio in coma, attaccato a varie macchine che, mentre tentano di tenerlo in vita, gli martoriano le carni cercando di salvarlo; nessuno dovrebbe sentirsi dire che “siamo arrivati all’encefalogramma piatto, da qui in poi è accanimento terapeutico”, anche se avevi capito che erano già ore ed ore che si era andati oltre; nessuno dovrebbe vedere suo figlio morto in un letto di ospedale; nessuno dopo la morte di suo figlio, dovrebbe smazzarsi telefonate e scartoffie con su scritto il suo nome e cognome, data di nascita e data di morte, per certificare che lui non c’è più, per far eseguire la cremazione, organizzare il funerale e la tumulazione al cimitero (un grande ringraziamento personale all’ospedale di Trieste e in particolare al dottor Gabrielli e alla dottoressa Bollini che si sono anche accollati tutte le carte al nostro posto risparmiandoci l’ennesimo strazio. Un altro grande grazie a Irina e Pino che si sono sorbiti tutte le scartoffie qui a Bollate risparmiandoci un altro notevole strazio – questo va in nota); nessuno dovrebbe vedere il proprio figlio in una bara bianca, vestito coi suoi vestitini preferiti, provato e martoriato fino in volto; nessuno dovrebbe vedere l’urna funeraria con dentro le ceneri del proprio figlio; nessuno dovrebbe organizzare il funerale del proprio figlio e trovare (non si sa bene dove) la forza per trasformarlo in un omaggio alla vita; nessuno dovrebbe pensare a cosa scrivere sulla lapide del proprio figlio. Basta, nessuno dovrebbe patire tutto questo. E invece a me è successo di doverla mandare giù tutta, questa merda, e tanta ancora ne avrei mandata giù con infinita voglia e voracità se solo Papo avesse potuto essere qui in piedi sulle sue gambette.
La mia compagna di una vita, Nicoletta, mia moglie, ancora peggio di me, temprata nel dolore e nelle più vigliacche e inspiegabili ferocità cui la vita possa sottoporti, non bastava fosse orfana di entrambi i genitori a soli 19 anni, non bastava dovesse essere tutrice delle sue sorelle di 16 e 12 anni, non bastava fosse mamma di un bambino con una seria patologia, doveva anche essere madre di un figlio morto.
Che vita è mai questa? E invece Nicoletta è tra le persone più equilibrate, serene e sorridenti che ci siano. Provo un’enorme rispetto, amore e orgoglio per Nik.
Nessuno dovrebbe portare per dieci anni, ogni sei mesi, il proprio figlio a fare controlli specialistici; ma come mi mancheranno le visite mediche al cuoricino pazzerello di Papo. Nessuno dovrebbe vivere perennemente in ansia per il proprio figlio; ma come era bello stare appesi a quel filo che ci ha regalato 10 anni di vita con Papo. In mezzo a questo delirio, 10 anni di incommensurabile felicità; che Papo abbia dovuto fare solo due ospedalizzazioni, una di tre settimane ed un’altra di due settimane, è stato il suo e il nostro premio di consolazione.
Ogni giorno ce lo siamo immaginato grande, cresciuto, adulto, forte e sereno. Ogni giorno abbiamo applicato fede incrollabile, pur non credendo in nessun dio. Eravamo una vera famiglia perché su tutto volevamo essere una Famiglia, non due individui in carriera che per sbaglio o per status hanno fatto un figlio. Mamma, papà, due figli, un cane e un camper per stare insieme e andare in giro a divertirci e scoprire posti nuovi, così era la nostra vita, nonostante una dannata spada di Damocle sulla testa. Abbiamo dedicato tanto tempo ai nostri figli, c’è chi non gliene dedica così tanto in una vita intera. La mamma a casa da lavoro per trascorrere con i figli i loro primi anni di vita. Poi, cresciuti, la mamma è tornata a lavorare. Papà e la sua passione per la scrittura e il cabaret, che andavano bene così, defilate, mentre ogni giorno faceva un lavoro normale che garantiva di vivere bene senza rinunciare a qualche soddisfazione per la sua fantasia e il suo talento. Continuo a pensare che in mezzo ad una marea di stronzi che pensano solo a soldi, carriera, lavoro, sgomitare, farsi una posizione, doveva succedere proprio a noi che vivevamo per essere “Solo noi quattro”. È davvero ingiusto, beffardo, un dannato scherzo del destino.
Ho sempre scritto di Papo e di Totta perché sono i miei Divertentissimi e Bellissimi Amori Grandi. Ho cercato protezione per Papo con i migliori dottori e con chiunque potesse creargli intorno uno “scudo protettivo”, tangibile fisicamente, scientificamente. anche spiritualmente. Quindi se pur io non credo in nessuna religione dogmatica, ho sempre lasciato liberi e anzi incoraggiato, chiunque volesse pregare qualsiasi credo e divinità e avere un pensiero positivo e di speranza per Papo. Soprattutto quando era vivo ma anche adesso che è polvere di stelle nel vento.
Ma mi domando quale dio può essere così bastardo, stronzo, pervertito e pezzo di merda da far morire di tumore un bambino a 7 anni? Quale dio può essere così bastardo, stronzo, pervertito e pezzo di merda da far morire di arresto cardiaco un bambino a 10 anni? Quale dio può essere così bastardo, stronzo, pervertito e pezzo di merda da far essere amici, compagni di classe a scuola ed essere vicini di casa due bambini che muoiono così?
A noi spettava crescerlo forte, coraggioso e spensierato, non dandolo per spacciato, ed era anche per questo che Papo era così Incredibilmente Bello e Grande sopra tutto e sopra tutti.
Tra i mille messaggi di cordoglio e amicizia ricevuti, uno dice:
“Pagina 84 del libretto di Papo: “Papà, la mamma mi ha detto che sei stato a un corso di teatro, perché vuoi ancora fare gli spettacoli?” chiede Papo a papà. Papà risponde, se la stava preparando in bici mentre tornava a casa: “Papo, papà ha tre grandi sogni: il primo che siamo sempre in salute e felici, il secondo che papà faccia lo scrittore e il comico di mestiere, terzo che compriamo un terreno e andiamo a vivere in campagna”. Non gli dà il tempo di finire e replica: “Ah e lo sai il mio sogno? Cavalcare un cammello con le corna!”. Il motivo per cui mi è mancato il fiato è stato perché al volo ho pensato: “Cazzo Papo, ce l’hai fatta!”. Inutile dire che la mia pausa divano relax sia durata molto più a lungo dei dieci minuti previsti. Tornando a noi, siete davvero dei grandi. Ma capisco cosa ci può essere sotto una cosa del genere e non devi per forza essere sempre forte. Ricordo una chiacchierata con te fuori dalla stazione di Rho dopo che era successo il casino in Olanda. La visita a Firenze, la soluzione migliorata, varie possibilità … “…ma nonostante tutto la mattina mi alzo e mi viene voglia di bestemmiare, perché a me, perché a lui…”. Ecco fallo! Fallo e basta, piangi, urla, bestemmia come un caimano, fallo, ma pensa sempre che in quel preciso momento uno stronzetto di 10 anni sta cavalcando un cammello con le corna. E quando ti scende l’incazzatura rimettiti a lavorare per realizzare i tuoi sogni. Papo il suo lo ha appena realizzato, tu adesso ti devi muovere”.
Ma quali sogni? Cosa? Cosa mi resta nella vita ora che la vita mi è stata strappata dal cuore e dalle mani? Tutto intorno va avanti veloce e io lo vedo scorrere alla moviola. Tutti parlano, dicono, si affaccendano e fanno, ma a me non frega un emerito cazzo di nulla e di niente. Quando sono lucido penso solo a Totta, che cerca spazio e spiragli di vita, le manca da morire il suo eterno compagno di giochi. Non ho la più pallida idea di cosa mi serva e come possa essere aiutato, non so nemmeno come aiutare Nik e Totta… se non stando calmo. Provo a piangere solamente quando sono da solo e poi mi faccio forza. Ci stiamo tenendo tutti vicini e Totta passa tanto tempo con cuginetti e altri bambini, perché le manca enormemente il suo fratellone, ha deciso di non piangere più per lui, ha deciso di divertirsi e di stare bene, ha deciso di non dare più da mangiare e quel dolore ingordo e per questo va rispettata e apprezzata molto, perché a sette anni e mezzo questa è una prova di maturità abnorme. Io e Nicoletta siamo tornati subito al lavoro, non te ne frega niente di niente ma almeno la mia attenzione non è impegnata solo sul mio dolore. Papo mi manca tanto in ogni gesto, in ogni spazio, in ogni silenzio, in ogni respiro. Lo vedo nelle stelle, nei sorrisi delle persone, nella pioggia, nel vento, nei tramonti, negli orizzonti, nella falcata di un grande felino a caccia, ma è solo accanto a me che lo vorrei.
Ciao Papo, divertiti e stai bene!
Papà
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14 Comments
A volte crediamo che la nostra vita sulla Terra sia un passaggio, allora ci domandiamo il perché dobbiamo creare i nostri pargoli per poi un giorno dividersi da loro, vuoi perché mancheremo noi stessi, vuoi il caso contrario, più straziante. Leggendo questa tua lettera, caro papà, capisco e si rafforza in me un’idea che da anni pervade la mia mente: il legame che esiste tra noi e i nostri figli è sicuramente la chiave di volta della vita stessa. Chissà se i nostri cari adesso ci stanno ascoltando. E se ciò potrebbe farti riemergere, credo proprio di si.
Saluti.
Francesco.
Ho pianto disperatamente nel leggere di questo amore disperato e di questa piccola vita che ha finito la sua corsa troppo presto. Per qualche minuto anch’io mi sono sentito padre di Papo, e in qualche modo in fondo lo sono perchè lui è figlio del mondo, appartiene a tutti noi, così come non può non appartenere a tutti noi il dolore di Andrea e di questa sua meravigliosa e sfortunata famiglia.
Lasciatemi continuare a tenere stretta la certezza dell’esistenza di Dio, l’ineluttabile certezza che Papo e tutti i nostri bambini volati via troppo presto siano tutti in un meraviglioso luogo celeste preparato per loro.
Piango leggendo.. È nn era il mio bambino.. ne ho due è solo alla idea di perderne uno impazzisco.. nulla toglierà mai il vostro dolore .. Ma vi auguro di realizzare ogni vostro progetto…spero riusciate a vivere.. x totta.. x voi.. via abbraccio e un grosso bacio al bellissimo papo
Papo, bimbo bellissimo, sta cavalcando il suo cammello con le corna.
Mi sono ritrovata a leggere queste lettere e non ho parole. Ho i brividi al pensiero di ciò che avete attraversato e ciò che state ancora passando.
Non vi conosco ma spero con tutto il cuore che riuscirete a trovare la vostra pace e la serenità.
Un abbraccio
ho cominciato oggi a leggere la vostra meravigliosa e disperata storia di amore, io potrei essere la nonna di Papo e vorrei che voi mi sentiate sempre vicina a voi, con il pensiero . Anche io sono una mamma di un figlio molto grande, e dico che nessun essere umano deve vedere morire un figlio, amate la vostra bambina con tutto l’amore che sapete dare,. siete persone bellissime.
Ciao… Ho un bimbo di 3 anni e sono arrivato a metà di questa lettera… scusami ma non ce la faccio a continuare a seguirti. Sii forte anche se credo sia impossibile…
Non so che dire… davanti a queste tragedie siamo… TUTTO è così piccolo, inutile ed insignificante… qualsiasi cosa io possa tentare di dire sarebbe scontata, inutile… a tratti ridicola… quello che si è che io non riuscirei a tirare avanti… ciao
Ciao. Quanto dolore a me noto rivivo nel leggere le tue parole… Anch’io, ormai quasi 19 anni fa, ho vissuto la perdita del mio fratellone. Quanto affetto provo per Tota e quanto simili mi sembrano le sue reazioni pensando alla mia esperienza! Anch’io come lei mi sono trovata strappata via una parte importante e vitale di me, senza preavviso alcuno (che poi, a cosa servirebbe un preavviso…?)… Ironia della sorte, stavamo andando anche noi in vacanza, tutti insieme. Dolore immenso per voi e dolore immenso per quella piccolina, che prova – e riuscirà – a farsi forza per darla anche a voi. Un dolore del genere NON E’ UMANO.
Da parte mia, a quasi 29 anni, mi ritrovo ancora a piangere per quanto intensa e brutale sia la mancanza di mio fratello. Brutto a dirsi, il tempo non lenisce; la pelle si ricuce, ma la ferita, sotto, rimane. Si impara a convivere, altrimenti la pazzia diventa compagna di giochi. Vi abbraccio forte, e rivolgo un pensiero dolce a Tota.
Ciao Papo, divertiti in groppa al cammello con le corna e inonda la tua cara famiglia di amore.
Ciao, già a metà lettera gli occhi pieni di lacrime mi impedivano di continuare a leggere, credo che le stesse lacrime sono arrivate al cervello, impedendomi di pensare, per fortuna. Ah, a proposito io sono un uomo fortunato, vivendo la vostra storia me ne sono reso conto in maniera ancora più convinta Io ho visto crescere le mie due figlie, le ho viste realizzarsi in società, una di loro mi ha reso nonno di due splendidi piccoli uomini di 6 e 2 anni, uno di loro si chiama Jacopo, così ho anch’io il mio Papo. Io dico che tutti dovrebbero avere una storia come la mia, tutti dovrebbe vedere realizzati i propri piccoli sogni nel cassetto e questo prima che qualcuno, qualcosa oppure la vita…si porti via l’intero comodino! Ciao Papo, anche dal mio Papo.
Caro andrea quando ti chiedi perche’? Nella tua domanda risuonano i nostri perche’…perche’ ogni giorno creature innocenti devono soffrire morire…e non troviamo risposte. Sembrano colpi dell’odio di dio…come disse bene un poeta…roxi
ciao Roxi.
un altro scrittore disse che il male, il diavolo, fu inventato proprio da Dio, per poter giustificare cose che altrimenti non avrebbe potuto fare.
Qui non si tratta di bene o male..si tratta di infinito amore mosso da Papo e arrivato fino a noi tutti.
grazie a te.
Custode Ale
Grazie ale il mio era un piccolo tentativo di conforto di fronte a un dolore terribile e incomprensibile….il riferimento a dio e’ alle parole di cesar vallejo che secondo me esprime bene il nostro smarrimento…”hay golpes en la vida, tan fuertes…yo no se’! Golpes como del odio de dios…..”. Nient’altro. Se sono stata inopportuna chiedo scusa. Ciao roxi
Assolutamente roxi!!
noi sentiamo la vicinanza di tutti, questo calore ci conforta e ci fa star bene!
grazie ancora per il tuo gesto d’amore!
buona serata,
Custode Ale!
Ciao grande papà, non ho il coraggio di dire niente di fronte ad uno strazio simile. Non ci conosciamo ma mi sento molto vicina a te e alla tua famiglia perché purtroppo conosco bene il dolore (ho perso la mia dolce mamma chw avevo 12 anni e qualche tempo dopo anche la mia seconda mamma, la mia nonna) e nonostante questo non riesco neanche lontanamente ad immaginare il vostro. Vi abbraccio con il cuore e l’anima.
Ho un tatuaggio per ricordarmi sempre di Davide e i suoi Draghi. Ne farò uno per ricordarmi per sempre di Papo e del suo cammello con le corna.
Un abbraccio
Daniele