Il “Senso” è lasciare bei ricordi!

 

Ciao Papo,

dopo un paio di giorni d’assenza, sono uscito giovedì con gli amici di sempre e venerdì con gli amici della mitica V Meccanici, due notti che grazie alle risate, al tirar tardi e bere birra, sono finalmente riuscito a dormire. Sette ore filate di sonno entrambe le notti, ma eccomi tornato alle “buone” abitudini: ieri sera sono andato a letto alle 10 e mezza, e alle 2 di notte ero già qui al pc a scriverti. Sto scrivendo tutte insieme questa lettera, la prossima, quella dopo ancora e le domande tecniche ai dottori. Ho anche da montare i tuoi filmati, un centinaio di video ben fatti da una trentina di secondi l’uno. Papo, abbiamo un sacco di notti da stare svegli insieme!

Devo dirti una roba importante: della mamma proviamo a non parlarne più, perché mi sgrida sempre, non vuole si parli di lei. Io per scherzare le dico che nella vita precedente, per espiare tutte ‘ste colpe in questo passaggio terreno, doveva essere stata un sanguinario dittatore o un feroce serial killer, oppure sta evolvendo talmente tanto che nella prossima vita diventa lei stessa Dio in persona. E si andrà di corsa tutto il giorno, facendo mille cose alla rinfusa e poi la sera si berrà birra, ci si svaccherà sul divano a rilassarsi e, finito il film, si leggerà qualche capitolo di un buon libro. Dai, con la mamma come Dio, non cambierà poi molto da adesso. Vedrai che oggi mi cazzia anche per questo.

Papo, oggi vado subito dritto al ‘dunque’ che ti devo dire da quattro o cinque giorni: grazie a ‘ste “diavolerie” inventate da dei nerd quasi fighi come te, parlo di Feisbuk e Uozzap, sono in contatto con un sacco di amici, alcuni addirittura delle elementari, la classe delle superiori e gente che arriva dalle avventure più disparate: ju jutsu, atletica, calcio, teatro, ecovillaggio, cabaret, ecologia. Tante tra queste persone ci vogliono bene da sempre, altre che mi hanno dato del Coglione per anni, decenni probabilmente, per la mia simpatica esuberanza fuori dagli schemi ora si stupiscono, mi apprezzano e mi stimano per come gestisco questo dolore lancinante che non dovrebbe essere di questo mondo (ma lo è). Tutti i vecchi contatti che mi scrivono, capiscono che c’è un punto in cui quel ragazzo allegro, che ha passato una bella infanzia ed un’adolescenza spassosa, spensierata e divertente a far ridere tutti da Comico e mina vagante, esce fuori da quel film per entrare nella vita quotidiana, con genitori, famiglia e professori tutti seri e assennati a farmi da valorosi antagonisti. Mi raccontano dei nomignoli che davo ai professori, delle canzoni e delle poesie in endecasillabi che scrivevo per prenderli in giro. Raccontano ancora, a distanza di oltre vent’anni, di quando andavo in bicicletta per i corridoi della scuola, di quando mi addormentavo sulle siepi, degli scanzonati giri col mio furgone Volkswagen con il casco di Polymar in testa, il cartonato di Roberto Baggio e James Hetfield affianco e la musica Metal e dei cartoni animati anni ’80 a palla. Senza droghe, nemmeno canne e alcool, come canta Rovazzi in “Andiamo a comandare”. Quella canzone tu l’hai scoperta quando il video in youtube aveva ancora poche centinaia di visualizzazioni. Avevi subito capito il senso della canzone, una sorta di inno alla minchionaggine nerd, per il gusto di divertirsi e fare i pirla in compagnia. Facevo lo stesso che facevi tu, Papo, ma tu con molto più stile e coraggio di me, perché io un cazzo di cuore forte che mi potesse far scappare da schiaffi, prediche e sermoni lo avevo.

Lasciare un bel ricordo di sé al prossimo, oltre a riprodursi e perpetuare la specie, è l’unica cosa tangibilmente sensata da fare in questo passaggio terreno. Lasciare negli occhi e nel cuore delle altre persone un bel ricordo è il senso più vero e semplice della vita. E tu, Papo, tra tutti gli esseri umani che sono passati da ‘ste parti, sei uno di quelli che in assoluto ha lasciato il Migliore possibile dei ricordi. E lo hai fatto nel tuo personalissimo stile, quello che ti rende un SuperEroe, senza pensarci, con naturale Spontaneità e Leggerezza. Papo, volevo farti ridere in questa lettera, ti scrivo qui il messaggio che ho spedito agli amici dopo essere uscito con loro a cena. Siamo andati da Efisio, nel suo negozio di prodotti tipici sardi e ho fatto incetta di pecorino e birra: “Ciao ragazzi, grazie per la bella serata di ieri, davvero piacevole, unico neo stamane

nel momento in cui un uomo si accovaccia coi suoi pensieri…

Evacuazione: espulsione tipo Pastamatik con ugello per trafilare i tortiglioni. Consistenza: pastosa, informe, poco delineata ma con ricciolo in testa. Colore: marrone ambrato con riflessi giallognoli tra l’unto trasudato dal pecorino piena stagionatura e la birra non pastorizzata.

Odore: nei cessi di Cadorna si consuma puro dilettantismo”.

Tanti diranno che schifo ma sono sicuro che tu stai ridendo! E le parole che ho usato e ancora non conosci le stai chiedendo a Gianni Rodari. Se ogni tanto fate un po’ di scuola anche di là dall’infinito, vai dal signor Gianni, che lui è un tipo Magnifico come te! Pensa che ai suoi alunni a scuola faceva scrivere anche dei racconti e delle filastrocche sulla cacca! Ma che ne sanno, Papo, tutti questi individui qui intorno, nell’infinito di qua, che devono sempre fare dei risultati a scuola, dei risultati al lavoro, dei risultati nello sport, dei risultati nel tempo libero? Eri il bambino più intelligente della tua classe, in un test di intelligenza avevi raggiunto il miglior punteggio, ad un solo punto di distanza dalla tua stimata amica Arianna. Stimavi Arianna perché lei era la migliore in tutte le materie, poi fuori da scuola suonava violino, faceva danza e anche catechismo, ogni giorno aveva un impegno. Tu non volevi manco suonare più la chitarra, c’eri portato e ti piaceva così tanto suonare e cantare… Volevi rilassarti, senza stress, e godertela ‘sta vitaccia. Facevi il giusto senza sbatterti troppo, quando ti mettevamo sotto torchio con la scuola, erano sempre dei gran nove e nove e mezzo, dieci quasi mai, perché un pezzettino di qualcosa lo dimenticavi sempre da qualche parte. Fondamentale per te era: giocare, a qualsiasi cosa, delle ore intere coi tuoi personaggi ad inventare avventure e battaglie; con la palla; con i videogames; mangiare cose buone, lasagna, funghi, salmone, chiedevi sempre il bis ancor prima di finire il primo piatto; ascoltare, cantare e ballare buona musica, che fosse rock, metal pop o rap; guardarti un sacco di bei film. Il gusto della vita lo hai imparato a conoscere molto presto, e te ne cibavi ogni giorno a sazietà. Un vero SuperEroe alla Deadpool, un giorno spiegherò alla mandria di ciuccelloni che ci legge perché Deadpool era il tuo film e il tuo eroe preferito e quante assonanze ci sono tra la tua Leggenda vera e la sua avventurosa storia di fantasia.

Io mi ero riproposto di farti ridere, Papo, tu sei molto impegnato e figurati se hai tempo per stare qui a sentire le mie storie malinconiche. Te ne racconto un’altra con la quale qualche sera fa, nella chat della V Meccanici, ho fatto sbellicare gli amici. Era venuto fuori il ricordo di un prof che tiravamo scemo con uno scherzo, approfittando del fatto che ci sentisse poco da un orecchio. A turno prendevamo la parola per porre una domanda al prof, e mentre parlavamo, abbassavamo il tono della voce fino a bisbigliare, il Meccanicarelli (il prof insegnava Meccanica e si chiamava Carelli) protendeva il capo verso sinistra, cercando di captare voci ed onde elettromagnetiche con l’orecchio buono. Anche se gli sarebbe tornato più utile leggere il labiale per capire che lo si stava perculando allegramente! Poi Alfiero, non si chiama così, si chiama Fracchia di cognome, (“Fracchia la belva umana” era un film di quando eravamo ragazzini, quindi Fracchia + belva avevano suggerito alla mia mente bacata il vocabolo: “Fiera”, si definiscono così gli animali feroci e da “Fiera” ad “Alfiero” il passo è breve). Dicevo, Alfiero ci scriveva che in casa tiene del fumo ma oramai pochissimo, non fuma quasi più, gli piace averlo in casa… “Un po’ come tutti noi altri con la Figa avendo una moglie…” gli ho scritto e giù grasse risate dandoci di gomito. Il primo giorno di scuola ho fatto colazione al bar coi genitori di Raffa e il papà di Angie e Isa, uno di noi, per spiegare la strada per andare in un posto, ha detto un roba tipo “Ma sì, la strada delle battone”, e mi è venuta in mente una tua candida battuta di quando anche io e te una volta percorrevamo quella strada, e tu, vedendo una ragazza nera nella boscaglia lungo il ciglio della strada, tutto stupito, avevi detto: “Pa’, guarda, un’aborigena che fa colazione nella foresta!”. Te ne sei andato via così presto che non hai conosciuto il sesso, e ci hai sempre fatto ridere come pazzi non facendo nessuna allusione né scendendo ad alcuna bassezza. Non ti sei mai fatto una sega, non hai mai limonato, non hai mai fatto l’amore, né scopato, te ne sei andato via puro, chissà se adesso passi anche dal paradiso descritto nel Corano e ti porti avanti con le settantadue vergini… Io spero tu faccia anche questo!

Spero d’essere riuscito a strapparti qualche risata, come tu hai sempre fatto con me e con tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti, anche se sono certo che, ovunque sei, ti stai divertendo così tanto che il vecchiaccio di tuo padre non deve nemmeno stare a sforzarsi di farti ridere.

Papà

 

16 settembre 2014

Un quarto d’ora d’attesa in pizzeria, tenuto a bada con carta e penna, ed il Genio Bambino si scatena in tutto il suo Mirabile Estro!

Alieno con la bocca a pianola Alieno neonato Alieno ninja con la coda a labirinto Alieno scienziato Frankenstein coi capelli elettrifrizzati ed i denti deformi Alieno che si doveva ricordare tutte le cose che gli dicevano dalla luna Alieno stupito Alieno dalla barba lunga Alieno che urlava Pisello a 8 palle con dentro 2 litri di pipì Alieno dalmata con un bastonino Alieno svampito Alieno deforme col pisello scoperto

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