Lunapark

 

Ciao Papo,

i giri sulla ruota panoramica sono stati solo sei, ma con Totta alla guida abbiamo fatto le mine vaganti sulle autoscontro degli adulti, abbiamo tirato testate nella stanza degli specchi, siamo stati nella casa dei mostri, che non ha fatto paura nemmeno a me che sono un fifone. E poi lo scivolone coi tappetoni sotto al culo, i tronchi in picchiata nelle cascate, e Totta ha voluto assaggiare lo zucchero filato. A cena siamo stati dai “Fratelli la Bufala”, io ho mangiato una buonissima pizza e Totta un piatto enorme, con bis integrato di pappardelle alla bolognese, quelle col ragù che piacevano tanto anche a te, anzi che ti piacciono! Chissà chi ti prepara da mangiare dall’altra parte dell’infinito… Ma forse sei già diventato Chef e pure archeologo, di sicuro avrai già scoperto i misteri dei dinosauri e anche dei draghi! Ci siamo divertiti molto Totta e io, a me piace tantissimo stare da solo con voi a fare cose insieme! Non è stata una serata malinconica, come in un film americano strappalacrime degli anni ’80 nel quale a un certo punto padre e figlia, straziati dal dolore, vanno alle giostre a Connie Island. Certo, in cima alla ruota panoramica con lo sguardo ti abbiamo cercato per tutta Milano. Era notte, non si vedeva molto, la Madonnina e tutta la skyline sì, ma te non siamo riusciti a vederti, chissà dove ti stavi nascondendo.

Non portavamo addosso una croce prima, né tanto meno adesso che sei altrove. Anche la vita terrena è un grande mistero, non solo quella dove sei tu ora. La vita è incomprensibile per noi esseri deboli, traviati da raziocinio e fede. Non c’è niente da capire nella morte di un bambino di dieci anni che fino a un secondo prima di saltare nello spazio cosmico rideva e giocava. La vita è semplicemente fatta così, come dicesti tu all’età di quattro anni, a pagina 141 del tuo libro: “Papà che palle la vita…”. Io: “E perché Papo?”. Tu: “Perché si vive, poi si muore, poi si vive, poi si muore, poi si vive, poi si muore…”. Semplice: ad alcuni tocca l’Incredibile Fortuna di essere genitori, fratelli, nonni, zii e cugini di Fighi Pazzeschi, Inventori Folli, Comici in erba e SuperEroi e la dannata sventura di vederli andare via così presto. La cosa più difficile da accettare in questo mondo, ma così è.

Bellissimo astronauta dell’Amore Cosmico, ti saluto con un pensiero un po’ poetico di quelli da Ciuccellone che ogni tanto mi scappa di scrivervi.

 

A Papo e Totta.

E mi commuovo guardandovi negli occhi perché voi non sapete. E vorrei darvi tutto il coraggio che ci vuole ma non so dove andarlo a trovare. E continuo a guardarvi negli occhi. E siete solo voi due, i vostri sguardi che passano dallo smarrito al fiducioso a infondermi coraggio. Restituirvelo a pacchi è la sola cosa da fare! Avanti così, miei Piccoli Eroi!

Papà

 

 

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