Preghiere e persone di Fede

 

Ciao Papo,

oggi ti racconto una cosa che ti farà ridere, anche e soprattutto adesso che sei materia insondabile. Che poi una parte di te, il tuo cuoricino, materia insondabile lo è sempre stata. Nessun medico ci aveva capito una mazza del tuo cuore se non che era pazzerello e che per tenergli botta probabilmente non bastava ciò che medicina, scienza e tecnologia ci mettevano a disposizione. La cosa divertente è che cattolici, testimoni di Geova, mussulmani, ebrei, buddisti della vecchia tradizione e buddisti Nam-myoho-renge-kyo, praticanti di yoga, visionari, ricercatori di anime, bestemmiatori incalliti ed atei, tutti insieme e ad oggi, Papo, sono almeno un migliaio di persone che hanno pregato, pregano e pensano a e per te! Quindi, ovunque tu sia e qualsiasi cosa tu sia, hai le migliori benedizioni di tutti! Proprio tu che non credevi in nessun dio, che credevi nel Big Bang, nell’Evoluzione della specie e nella Reincarnazione. Papo, non sai in quanti mi dicono quanto fa ridere il tuo libro! Mi dispiace dirtelo, Papo, ma sei Famoso! Dai che un po’ ti piaceva essere famoso…

“Uno dei grandi tabù che la nostra cultura impone è la morte, essa non ha posto nella nostra società, poiché rappresenta la sconfitta per la medicina e la tecnologia. Cerchiamo di proteggerci adottando diverse strategie, ma l’evento angosciante persiste. D’altronde la morte fa parte della nostra vita. Solo qualche decennio fa la morte era considerata maggiormente per quello che è: evento naturale, frequente, che fa parte della vita e veniva condivisa con tutti membri della famiglia, inclusi i bambini. Era un momento di unione in cui attraverso il dolore della perdita si rafforzavano i legami familiari e amicali”. Papo, questo sta succedendo a noi di qua dallo steccato della vita. Ah, questo pezzo l’ho preso da un articolo di una psicologa esperta nell’elaborazione del lutto nei bambini. Mi aveva spedito una serie di link Devrim, te lo ricordi? Lo statistico scisso tra comunismo e capitalismo. Il papà di quelle tre bimbe: Anna, la più grande, aveva il braccio ingessato quando avete giocato qualche giorno prima di partire per le vacanze. Con la mamma, abbiamo letto vari articoli per capire come comportarci e cosa dire e non dire a Totta. Stavamo già facendo giusto, in linea con quanto dicono gli psicologi, soprattutto la mamma, perché la mamma, nell’educarvi e nel dirvi solo quel che è bene sappiate e nel non dirvi quel che è di troppo, non sbaglia un colpo!

Te la ricordi la religione, Papo? Tu non sapevi nemmeno il “padre nostro” ma la tua spiritualità è sempre stata alta.

Te lo ricordi “Vita di Pi”?

Ti ricordi che Pi conosceva e praticava insieme tre religioni? Era indù, mussulmano e cattolico; era alla ricerca di conoscenza e spiritualità, non si poneva limiti Pi.

Ti ricordi che poi la nave con la quale sta venendo in Europa con tutti gli animali dello zoo di suo padre naufraga e lui rimane naufrago da solo in mezzo all’oceano su una scialuppa di salvataggio, solo lui e una tigre?

Ti ricordi che lui ogni giorno nutre anche la tigre, da prima perché le voleva bene ed aveva con lei un legame dall’infanzia e poi perché realizza che senza la tigre lui stesso sarebbe morto da un pezzo?

Perché aver paura, badare alla tigre e nutrirla è ciò che gli impegna la giornata. La tigre è la sua salvezza. Sto facendo un po’ come Pi con la tigre, in queste lunghe notti, il mio dolore mi tiene vivo. Non ne sto uscendo, sono sommerso dalla merda ma ci parlo, ci scherzo, ci bestemmio e solo così riesco a tenerle botta. Quanto è dura Papo. Quanto mi manca tutto il casino che facevi. Quanto mi manca la tua bellissima faccia. Quanto mi mancano le litigate che facevi con tua sorella. Quanto mi manca non poterti toccare, abbracciare e baciare. Non sono un eroe, non sono un cazzo io, questo è solo il modo che ho trovato per andare avanti.

Ti racconto di due incontri davvero piacevoli che ho avuto con due figure religiose, due bravi uomini, perché io continuo a credere e a non credere negli uomini.
Scrivevo così al Don Giovanni, il prete dell’oratorio che abbiamo frequentato da bambini io, lo zio Frenk e gran parte dei nostri amici.

 

“Ciao Don Giovanni,

ti volevo ancora ringraziare per l’incontro di ieri che mi è stato di conforto. Grazie!
Come ti dicevo da quando Papo è andato nell’altra parte dell’infinito, lo abbiamo salutato e siamo ritornati al tran tran quotidiano io gli scrivo, spesso.

Perdonami se ti risulto strano, inconsueto, fuori dagli schemi, proprio così come era Papo, ma continuare a raccontare del privilegio che ho avuto ad essere suo papà, narrare della nostra Indissolubile amicizia e continuare a regalare sorrisi alla gente con le sue Mirabolanti battute è quel che mi sta facendo andare avanti.

Seguono le 6 lettere che gli ho scritto fino ad oggi, prova a leggerle, se ti fa piacere ogni volta che gli scrivo te la invio anche a te.

Ancora grazie per avermi accolto oltre che nella casa del (tuo) “Signore” sopratutto a casa tua e nel tuo cuore. Io non so cosa fa, cosa pensa e come opera il “Signore” non lo vedo e non lo sento, vedo e sento le persone, so cosa fanno le persone e tu sei una persona meritevole del mio sincero affetto.

Ancora grazie e buona lettura!

Andrea”.
Dopo un po’ di lettere, in risposta alla 26, quella in cui racconto del mio Sogno e chiedo aiuto per realizzarlo, mi scrive il Don Giovanni:

 

“Sei straordinario! (Beh, qualche volta preferirei che lo fossi un po’ di meno, in modo da scrivere lettere più corte… mi fai sempre andare a letto a notte tarda per arrivare in fondo! Ma non posso lamentarmi: forse tu hai più sonno di me). Ci siam visti una sola volta, dopo qualche mail per concordare l’incontro, non sai neanche se leggo le tue lettere (le leggo, le leggo, a volte un po’ di corsa, in diagonale), e mi ricordi come amico… Hai un senso dei rapporti con le persone, hai una capacità di relazione invidiabile. Ti ringrazio per la testimonianza che mi dai di un bisogno di vita oltre, di un infinito, anzi tutto è infinito: di qua e di là dell’infinito, scrivi sempre. Domenica scorsa è venuta a confessarsi (ti ricordi ancora che cos’è la confessione?) una signora che legge regolarmente le tue lettere e mi dice di essere stupita dalla tua testimonianza di apertura all’infinito, di amore alla vita e alle persone. Tanto che mi domandava: ma è proprio necessario Gesù Cristo, se uno che non crede è così ricco di vita? Vedi: sarai ateo, bestemmi anche (quante in quella lettera! Bisognerà che ti confessi anche tu!!!), non battezzi i figli, fai i funerali civili e consideri la chiesa solo come struttura dogmatica… Ma intanto stai provocando le persone a far domande e ad approfondire la fede, cioè se stesse. Grazie. Stai aiutando il mio lavoro!!!
Che cosa le ho risposto, te lo dirò un’altra volta.

Ciao. Un abbraccio a te e alle tue donne. A Papo, dall’altra parte dell’infinito, sa che ho voglia di abbracciare anche lui.

Don Giovanni”.

 

Ti ricordi Papo quando da piccoli, avrai avuto sei o sette anni, hai chiesto alla mamma: “Mamma mi scarichi un film di Gesù?”. La mamma stupita, perché noi siamo abbastanza atei ma soprattutto non ci fanno simpatia il clero ed istituzione ecclesiastica: “Va bene, ma come mai vuoi vedere un film su Gesù?”. E tu: “Eh, perché devo vedere come si fa a camminare sull’acqua che ci devo provare anch’ io!”. Si starà facendo un’altra buona risata quel brav’uomo del Don Giovanni, sempre grazie a te Papo!

E non è finita qui, non finisce mai, Papo: domenica scorsa, grazie a Daniela, ho incontrato un Lama tibetano. No Papo, non l’animale sputacchioso, ma il religioso buddista. Dovevi vedere! ma magari eri lì con me e te ne sei accorto, quanta serenità e quanta quiete permeano quell’uomo. Una persona che per altro non fa una vita facile perché è impegnato a salvare i bambini tibetani dal genocidio ad opera dei cinesi attraversando l’Himalaya con gli sherpa per trarli in salvo nell’orfanotrofio che lui stesso ha fondato in Nepal. Mi ha accolto e mi ha fatto sentire a mio agio, quieto e sereno, anche io nel mio dolore. Ci sto anche bene a volte nel mio dolore, Papo, e mi dà noia tutto il superfluo intorno. Invece, altre volte il dolore fa proprio lo stronzo ed è il superfluo intorno a salvarmi il culo. Scusa la divagazione, torno a Tashi, il signore tibetano. Mi ha raccontato cosa sta succedendo alla tua anima secondo la tradizione buddista: è una cosa personale che voglio tenere per me, tanto tu lo sai cosa ti sta succedendo; alla mamma e a Totta lo ho raccontato: Totta è rimasta un po’ stranita, sai che lei è molto razionale, e ai curiosi basta googolare per scoprirlo. Io di buddismo non so molto, ho letto un po’ di libretti più che altro di filosofia Zen, evincendo insieme alla mamma questa Massima: “Zen è fare le cose a regola d’arte, con calma, bene e lentamente. Ma anche rassegnarsi a farle male e di fretta è Zen. Lo Zen assoluto è beatamente non fare un cazzo!”. Scherzo Papo! Però è buona questa vero? Tergiverso perché voglio tenermi per me, nel mio cuore, ciò che mi ha trasmesso Tashi, così come fa la mamma. La tua mamma, Papo, nel suo silenzio e nelle poche cose che mi dice, sa far sempre breccia, sa schiarirmi le idee e pulirmi il cuore. Poi fa la cazzona e spettegola con le sue sorelle, ma è tanto semplice quanto è profonda la tua mamma. Anche tu avevi questa dote, Papo. Insomma, ciò che è importante e in qualche modo sconvolgente e rivoluzionario di quel che mi ha detto Lama Tashi è che quello che avrei dovuto fare secondo la tradizione millenaria buddista è molto simile a ciò che a me è innatamente venuto spontaneo fare dopo la tua morte terrena: ricordarti, onorarti, festeggiarti, piangerti anche ma senza disperazione, senza scene strazianti, continuare a vivere come se tu fossi ancora qui con noi, perché tutto questo fa bene a noi, a te, alla tua anima, alla tua memoria e alla tua prossima reincarnazione. La tua anima Papo… ma tu, Jacopo Pilotta, dove sei?

 

Devo sbrigarmi Papo: doccia, barba, autostrada e vado a fare quella cosa che ti raccontavo Papo, a dopo!

Papà

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