Glauco Besozzi

 

Ciao Papo,
ieri ho mangiato una valanga di ravioli. E per forza, non c’eri tu per fare a metà… ti ricordi che ultimamente erano diventati il tuo cibo preferito? Quando ti organizzavi la vita dicevi che da grande avresti mangiato tutti i giorni ravioli perché essendo fatti con pasta, ricotta e spinaci contenevano carboidrati, proteine e vitamine ed erano quindi il cibo perfetto! Poi dicevi che non ti saresti né sposato, né fidanzato perché volevi essere libero da responsabilità e ti volevi divertire. Avresti trovato il modo per guadagnare tanti soldi, viaggiare e fare un sacco di avventure con i tuoi amici. Eri rimasto folgorato dalla saga di film: “Una notte da leoni”, ti piaceva un sacco quando ti raccontavo delle mie esperienze da ragazzo e di tutte le scorribande combinate con gli amici, alle superiori, al militare. Come ti piaceva stare con i tuoi amici! Trovavi sempre il modo di inventarti qualcosa di divertente e avventuroso. Sai Papo che sono proprio contento di aver organizzato “La tua notte da leoni”, il pigiama party per il tuo decimo compleanno. Nessuno lo sa come vanno a finire le cose da ‘ste parti. C’è da morderla e da capirla presto ‘sta vita. E tu l’avevi capita benissimo e sono contento te li sia proprio goduti intensamente i tuoi dieci anni.
Papo mi dai una mano a finirlo? E’ il mio libro, questo stavo scrivendo prima della nostra vita insieme, poi è rimasto lì da parte. Ok, adesso abbiamo tutto il casino delle Lettere e di Feltrinelli ma voglio finirlo. Ho iniziato a scriverlo quando tu avevi un anno o giù di lì.

Glauco Besozzi

Certo quello non era il mio sabato sera, non mi attendevo granché da quella serata, tanto meno però che andasse così di merda.
Quando si schiuse la porta del locale non potei che stupirmi nello scorgere così pochi individui e così dispari uno dall’altro. Non c’erano due che facevano scopa. Parevano una di quelle sciagurate mani a scala nelle quali hai la sfiga fottuta d’avercela tutta, la scala, tutta bella precisa, senza intervalli, dall’asso al kappa ma tutta di semi diversi.
Otto, erano otto e con me ne contavamo nove. Strano, troppo strano che non ci fosse nessun altro. M’avevano sempre detto che quel posto straripava di gnocca…“Sì, fino a ieri” disse sospirando il bambino sull’uscio.
Dieci anni non poteva che avere dieci anni, cosa ci faceva lì dentro?
“Bevi qualcosa” arrivò dal fondo della sala, proprio dove c’era il bancone.
“No, adesso esco. Ero venuto per trovare un’amica ma vista la situazione credo proprio non sia passata di qui”.
Mi giro verso la porta, afferro e spingo il maniglione con un solo gesto deciso ma la porta non s’apre.
“Cosa succede? Perché non si apre sta cazzo di porta? C’è un’altra uscita?”.
Risponde quello grasso nell’angolo “Amico forse tu non hai capito”.
“Cosa? Cosa dovrei aver capito?” faccio spazientito.
“Era proprio te che aspettavamo!”.
“E dico cazzo, cosa potete volere da uno come me? Non ho una lira io. Siete del banco di mutuo soccorso ed ho vinto assistenza?”.
“Lo vedi quello laggiù in fondo?” S’infila quello stravaccato sull’amaca che mi pare il più disinteressato di tutti, perché gli altri non hanno che occhi per me. “Dice che solo tu puoi aiutarci a capire chi ha ammazzato quel povero cane sotto il lenzuolo”.
Scorre freon nelle mie vene, cazzo c’entro io con un morto ammazzato? Penso tra me e me.
“Dov’è il barista?” faccio con aria sbarazzina.
“Non c’è barista, solo noi otto, te ed il morto. Se vuoi qualcosa serviti”.
“Grazie fratello! Così non siamo solo noi nove, c’è anche un morto, dev’essere proprio la mia serata fortunata! E come c’è finita qua dentro la salma?”
“Non c’è finita, era già qui dentro prima che arrivasse ognuno di noi, mancavi solo tu all’appello”.
“Glauco Besozzi” dice il bimbo mentre lecca un ciupa ciupa. “Il cadavere si chiama Glauco Besozzi”.
Cazzo come me, si chiama come me, penso.
“Non pensare, parla” arriva dal biliardo “Qua dentro ci chiamiamo tutti Glauco Besozzi”.

Chi lo legge pensa sia un giallo, un noir, un thriller, non lo sanno cosa c’è sotto. Non lo sanno chi è, chi sono e quanti sono e se sono i Glauco Besozzi. Tu sì che lo sai, no non perché parla di te, perché te l’avevo raccontato. Un romanzo, uno che scrive deve misurarsi con un romanzo. Io nel mio Piccolo scrivendo mi sento vicino a te e prossimo a quell’idealizzazione che è dio. Questo è il Potere che mi Regala la scrittura. La forma d’arte e d’espressione che mi appartiene da sempre, da quando sono adolescente e anche se non sarò mai nessuno riesco ad essere io!
Nelle altre famiglie muoiono i nonni, lasciano la loro eredità ai figli che la lasceranno ai nipoti e così via. Tu sei stato il più Generoso di tutti.
Papà

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6 Comments

  1. Fulvia ha detto:

    Ascolta Papo, diglielo te al tuo babbo di finirlo questo libro. Tu sai come fare. E te magari ti sta a sentire. (Quando scrivo il tuo nome il correttore me lo cambia con papi. Credo che sia il mio babbo, che io chiamavo papi e che se ne è andato qualche giorno fa, a fare capolino da di là. Perché tu lo sai Papo: anche dopo ottantacinque anni lasciano sempre un vuoto infinito. Ciao Meraviglia.

  2. arcano ha detto:

    Grazie Fulvia, ci proverò a finirlo.

  3. E.P. ha detto:

    Quando (e non se) lo finirai avvertici…. Penso che almeno in 3.000 lo vorremo acquistare.

    • arcano ha detto:

      Grazie Elena, ora sono concentrato sul libro delle Lettere a Papo e su quello delle Massime di Papo. Poi mi dedicherò a Glauco Besozzi.

  4. E.P. ha detto:

    Lo so. Ma io so essere paziente. Aspetterò Glauco, e dopo aver letto IL libro delle lettere, IL libro delle massime (e delle minime), dopo aver visto IL film e ascoltato LA musica, mi godrò il libro di Glauco.
    leggendo, dopo aver letto ciò che scrive il papà DEL super eroe, anche ciò che scrive ANDREA.

  5. arcano ha detto:

    Bella Elena, grazie!

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