Se non tu, chi è un SuperEroe?
Ciao Papo,
in qualche modo è un privilegio non essere diventato grande, non esserti sporcato della vita. Dopo quello che è successo il 22 agosto scorso, se fossi rimasto vivo saresti ancora ricoverato in ospedale. Ti avrebbero aperto il torace, rotto tutte le costole e trapianto il cuore. In qualche modo è un privilegio non aver vissuto da malato. Ora Papo lo saresti, malato. Patologia, non abbiamo mai pronunciato la parola malattia. Anche se è capitato tu chiedesti: “Come si chiama la mia malattia?”. Dovevamo scongiurarlo il trapianto perché non è la panacea di tutti i mali ma dovevamo scamparlo diventando tu grande senza bisogno di farlo… io sono sicuro che tu personalmente sei andato a stare meglio, perché un anno ricoverato in ospedale non te lo meritavi. Non se lo meritava Totta, chissà se la Mamma ed io ce lo saremmo meritato… avremmo fatto di tutto per trattenerti in questa vita ma a che condizioni? Tu avresti voluto vivere per un anno intero da malato chiuso in ospedale? Cazzo se lo avremmo fatto io e la Mamma se solo fosse stato possibile, per dieci, venti, trent’anni ma non per vederti appassire pian piano. Se doveva andare a finire così, meglio che sia finita di botto e senza preavviso, meglio così per te. Quanto ci credevamo tutti, dottori compresi, nella tua salute, nella scienza, nella tecnologia, in un trapianto, in adolescenza magari, c’eravamo fatti tutti la bocca buona con la tua capacità di sfidare e sconfiggere la morte, ce l’avevi già fatta cinque volte, eri invincibile, invulnerabile, avevi il tuo defibrillatore nel petto cosa cazzo poteva succederti ancora…!!? Bastardo d’un cuore di merda. Noi Papo in qualche modo facciamo. Lo hai ripetuto più volte vedendo persone costrette a letto o in carrozzella che se a te fosse successo un qualcosa che ti avesse costretto a simili condizioni avresti preferito morire. Ma cazzo Papo, ma tu sapevi davvero già tutto? Ma chi sei? Io pensavo fossi solo il mio bambino, non uno che sapeva già tutto di questa vita e doveva passare svelto alla prossima.
Quando eri alla scuola materna tutto entusiasta mi hai detto che eri un bravo difensore, che spesso stavi in porta perché gli altri correvano, correvano e non si stancavano mai, tu invece ti stancavi prima di loro. Mi hai detto, molto francamente: “Papà, io non sono normale”. Io che non sono un SuperEroe come te ho continuato ad ascoltarti, finché non hai finito e nonostante non te ne importasse nulla della tua condizione ma anzi provassi gioia a giocare insieme ai tuoi amici e cercavi pure il modo di farlo al meglio, io sono dovuto scendere per strada a gridare e piangere. Perché non era giusto, non è giusto ma tanto è. La nostra storia Papo, non lascia spazio al giusto, allo sbagliato e alla colpa, questo lo sappiamo bene. Chi se non un SuperEroe sbagliando parcheggio ed accorgendoci di esserci infilati nella zona dei disabili avrebbe detto: “Pà, resta parcheggiato qui, tanto io sono handicappato!” sorriso sulle labbra, giù dalla macchina saltellando e pronto a combinare la prossima. Tu Papo bambino eri e bambino sei. Noi invece siamo adulti e la gioia dei fanciulli spesso ce la dimentichiamo.
Mamma ed io, come Totta, la sua classe e la tua stiamo facendo il percorso esperienziale di arte terapia con la Dottoressa Nadia Galimberti. Non è affatto una roba da strizzacervelli e dottoressa mai fu più umana ed empatica. Ieri sera abbiamo realizzato delle sculture con la creta. Io ho messo insieme quell’incesto tra un drago e una cavalletta ed oggi m’è venuto spontaneo dire a Nadia nella chat del nostro corso:
Grazie Bella Bellissima!
Lo pensiamo tutti, maschi e femmine, ma lo dico solo io perché sono un candido minchione spontaneo. È bello stare lì con te che sei così dolce, profonda ed eterea. Ci fai tirare fuori pezzi interi di noi stessi, mandando affanculo per un paio d’ore quel merdosissimo cervello incagliato su dolore e su tutti i nostri bacati trip mentali. Grazie!
Parliamo, sembra brutto tacere quando si è in compagnia, io come Papo apro per lo più bocca per prendere per il culo, scherzare e ridere, perché fa bene a me e al mio perimetro. Chissà quando arriva la lezione in cui smettiamo di parlare di “Bellezza artistica”, di gesto fatto con gusto e capiamo che quella roba apprezzabile o deprecabile, era dentro di noi ed è Pura espressione di noi stessi. Chi se lo incula ‘sto cazzo di vizio del “Bello”…!!? Io senza di te ‘sta roba non l’avrei conosciuta e mi sarei perso anche delle gran fette di me stesso. Fino a quando sto da ‘sta parte dell’Infinito sono il solo ed unico vero Compagno di me stesso, anche per questo Grazie Nadia!
Ti voglio bene!
Io penso che con ‘ste Lettere non faccio nulla di strepitoso se non dire quel che penso. La gente per lo più se lo tiene per sé quel che pensa perché c’è da andare avanti, difendersi, proteggersi dai giudizi altrui. Ci si dimentica che i complimenti rassodano glutei e panza e rendono la pelle del viso più morbida e vellutata. A me Papo non frega più nulla di figure e giudizi altrui, non ho più niente da perdere e non mi spaventa più nulla, cosa ha da spaventarsi uno che vive a braccetto con la morte? Che poi a me morire non ha mai fatto paura e ti dirò, quasi sono curioso di conoscerla ma ho tempo prima di venire con te a pescare. Amo e lenza sono pronti, aspettami.
Papà
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