Insieme a zonzo sul vecchio pulmino Volkswagen
Ciao Papo,
dai, vediamo se ci riesci anche oggi a raccontare la nostra storia… sì però oggi devi farlo da solo! Io oggi non ti cedo i miei polpastrelli… vediamo se ce la fai…
Il messaggio è qui nelle bozze da stamattina alle 6.00… in sette ore e mezzo non hai scritto nemmeno una lettera, un puntino, niente…
Un paio di settimane ed esce il nostro libro, poi da contratto con Garzanti uscirà il libro delle strisce a fumetti delle battute e delle massime tue e di Totta. Io intanto sto scrivendo “Glauco Besozzi”. Papo, dovrai farmi togliere lo sfizio di poter essere cosciente di aver scritto dei libri perché ne avevo tutte le capacità e non perché c’era il tuo Bellissimo muso di mezzo… “Minchia ma il padre di Papo sa davvero scrivere! Non è solo un minchia di fenomeno mediatico…” tra un paio d’anni sarà il leitmotiv delle recensioni di “Glauco Besozzi”. Ho bisogno di scrivere e non solo di Te Papo. Anzi, da Te sento il ho bisogno di staccarmi come scrittura, sarà il momento delicato che anticipa l’uscita del libro… sento forte la necessità di trovarti in filosofie, letture e pratiche e non smetto di cercarti, parlarti e scriverti ma in una dimensione più mia, sarà che tra poco diventi ancor più patrimonio universale…
Tra un po’ inizieranno le presentazioni in libreria, anche lì mi sei venuto in soccorso verso chi vorrà che gli firmi il libro, perché sì sono quello che lo ha scritto ma sono il papà di Papo che vive aldilà dall’Infinito, non ho ancora metabolizzato la tua essenza e tutti intorno dicono che non ce la si fa mai, sai la voglia che c’ho io di firmare autografi e scrivere dediche…!!? Beh, anche ‘sta volta mi hai Regalato davvero un’idea Geniale! Sarà un Bellissimo Regalo per tutti quelli che verranno a conoscerci.
Le stiamo pensando bene le presentazioni affinché siano dei bei momenti pieni di poesia, allegria e speranza, come è il tuo libro e come sono le tue canzoni. Degli incontri veri nei quali magari scappa anche una lacrima, saranno sicuramente rispettosi con una buona dimensione d’ascolto, non caciaroni, comunque colorati di positività e dolcezza.
Magari un giorno riuscirò a tornare sul palco, insieme a te per mano e torneremo a far ridere, come in questo video che qualche amico ha rispolverato in questi giorni:
https://www.youtube.com/watch?v=cY44d1hhiNE
Dedicato a tutti i nonni, che son un mix tra Angeli custodi e fenomeni da baraccone. Al cabaret facevo un pezzo che faceva così: “…mia nonna molto affettuosamente mi chiamava “Ricchione”. “André, Ricchione vieni qui a nonna che schiacciamo il pomodoro sulla frisella”. “André, Ricchione di nonna, vai un po’ a prendere il caciocavallo che lo schiacciamo sulla frisella!”. “André, Ricchione c’è la sedia che s’è scatenata, traballa tutta, vai un po’ a nonna a prendere la frisella che ce la mettiamo sotto”. Com’era dolce mia nonna! Solo che ho passato l’infanzia rispondendo alla domanda come ti chiami: “André Ricchione, serve una frisella?”. Mio nonno invece era un uomo tutto d’un pezzo, ed infatti mi chiamava: “pezzo di merda”. Non ho mai avuto il coraggio di dirgli “non è che puoi chiamarmi “Ricchione” come fa la nonna?”.
Lo mischieremo alla poesia di quegli stessi anni:
1982, il mondiale vinto, la nascita di mio fratello, l’estate dai nonni a mille chilometri da casa. Gentile che strappa la maglia a Zico. I riccioli di Toni Schumacher e Joël Bats. La cinquecento dello zio Marcello e i campanacci in festa. “Tu sei sempre mia, anche quando vado via…”. Lo zio Gianni in divisa dell’aeronautica. Spadolini e Craxi. Le loro pipe e Pertini e Bearzot. Un gioco che sembra vero. Un mondo che sembra genuino. Una nazione e una nazionale che si rimboccano le maniche ed una per volta le cantano e le suonano ad Argentina, Brasile e Germania! Io a sette anni che vedo tutto dal basso in alto. Zoff che la ferma sulla riga di porta, Pablito che prima non ne prende una e poi che la mette sempre, l’urlo di Tardelli, l’eleganza di Scirea, i polmoni di Oriali, la classe di Conti. E’ stato fantastico e non tornerà mai più. Nella mia testa resta il film più bello che abbia mai visto. E posso rivederlo ogni volta che chiudo gli occhi!
Passeranno gli anni, Totta sarà grande, laureata e farà o la veterinaria o la maestra o quel che le va, Mamma farà quello che la farà stare meglio ed io e Te ci riprenderemo il mio vecchio furgone VW, ci monteremo sopra altoparlante tipo “Donne, è arrivato l’arrotino…” e andremo in giro a raccontare la nostra storia a metà tra cabaret e teatro e canteremo le nostre canzoni.
Papo, gli autografi continua a firmarli tu, Grazie!
Papà
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