24-25-26 agosto, ultimi tre giorni di vacanza solitaria in Montagna al Toce
SULLA MIA BACHECA SCRIVO COSì PER ONORARE IL “DONO DELLA SINTESI” CHE ACCOMPAGNA L’EFFICACIA DELLE BATTUTE:
24-25-26 agosto, da solo in Montagna ho:
– dormito all’aperto sotto Luna e Stelle a 2500 mt;
– scalato una cima oltre 2500 mt a mani nude nella roccia, nei licheni e nel ghiaccio;
– bevuto bricco di minestrone con gallette di mais in quota, puntellato coi piedi e culo per non cadere nel vuoto;
– scapicollato giù di corsa in discesa da 2500 a 1700 mt (camminata di 1h 30′ percorsa in 20 minuti);
roba che Messner mi avrebbe stretto la mano per farmi i complimenti mentre mi squadrava pensando: “Altissimo, Purissimo, Coglionissimo!”. Soprattutto perché tornato a valle mi sono accorto di aver perso lassù il telefono per la leggerezza di essermelo messo nella tasca senza cerniera della felpa…
NB: Se siete amici recenti, intendo degli ultimi due anni, avete già il mio numero ed avete piacere a restare in contatto, rammentate bene che dal vivo sono un simpatico pezzo di pane ma per chat sono tra gli individui più molesti del creato, mandatemi un uozzap, parte della rubrica s’è persa lassù con il telefono… anzi, lasciate perdere perché probabilmente è un “Segno dell’Universo” e ‘sto smarrimento del telefono tutto è fuorché una sfiga.
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SULLA MIA BACHECA SCRIVO COSì PER IL PIACERE DI SCRIVERE E RACCONTARE:
24.08.’18: arrivo al Toce. Dopo aver vagato nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio tra cascata del Toce e diga di Riale. Incontro per caso “Patta e Albin”, due amici non così intimi ma due care persone. Mi offrono polenta oncia e birra weiss e mi indicano una bella camminata verso un lago. Li saluto, ci diamo magari appuntamento al giorno successivo per fare una passeggiata insieme, vado in camper a preparare il mio zainetto per l’escursione. Sono quasi le sei del pomeriggio, ho una mezza idea di rimanere su a dormire in rifugio. Mi porto dietro felpa; maglione; pantalone lungo; maglietta di cambio; plaid; sacco a pelo estivo; telo in microfibra da mare, già nello zaino, può servire; coltellino svizzero; torcia dei miei bimbi con manovella; bricco di minestrone 300 ml; due pacchetti di tarallini; due mele; bottiglia d’acqua. Ore 18.00 mi incammino per il Lago Toggia (2190 mt) ed il rifugio Maria Luisa lì vicino. Ore 22.00 vago al buio tra i 2400 e 2500 mt, la prima premura è quella di non sfracellarmi giù dalla montagna, la seconda, trovare dei sassoni circa pianeggianti, con tanto di parapetto per arginare il vento. Per almeno mezzora di cammino mi ero allontanato da questo riparo che avevo individuato come ottimo per dormire sotto Luna e Stelle. Ho un discreto senso dell’orientamento, sicuro non mi ci ha portato indietro solo quello, dopo un’ora e mezza tornando a ritroso, illuminato dalla Luna e da una lucina a manovella, sono nel posto ideale per dormire in questa situazione. Ringrazio! Bevo il minestrone freddo ed ingollo i tarallini, le mele sono troppo fredde. Mi metto addosso tutto quello che mi sono portato, fin qui pantaloncini e maglietta. Mi infilo nel sacco a pelo, mi avvolgo nel plaid e mi respiro addosso per non sprecare l’unica fonte di calore di cui dispongo, il mio fiato. Sono circa le 23.00, tengo botta fino alle 5.00, guardato l’orologio mediamente ogni ora. Il tempo non passava e a soffrire il freddo il suo inesorabile incedere pare voltarsi di spalle e avanzare alla rovescia. Prima dell’alba riparto, non si vedono più le stelle, il cielo è totalmente coperto da dei nuvoloni, qualche tuono e lampo in lontananza, la luce della Luna è opaca e velata, riparto. Calze e scarpe si sono finalmente asciugate, a seguire le marmotte ero finito in una piana completamente zuppa d’acqua il pomeriggio precedente. Ho addosso tutto quello che mi sono portato, compreso sacco a pelo sulle spalle e telo da mare avvolto sulle gambe. Un paio di “Tranquille ruzzolate tutto sotto controllo” e il più dritto per dritto possibile, in una mezz’oretta, arrivo alla diga del Lago Toggia. Mi tolgo di dosso tutto il superfluo e torno a restare in maglietta e pantaloncini. Da lì a scendere al camper sono un paio d’ore di passeggiata di salute.
25.08.’18: Rifugio Zum Gora a Salecchio Superiore (Premia) 1509 mt, partiti da 350 mt… 3 ore di camminata, dopo: 4 ore di camminata la sera precedente, 6 ore steso al freddo, 2 ore di camminata per tornare al camper la mattina stessa… dice il Saggio passando per i “Pensieri di Montagna” di Guido Rey: “La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte”.
Andrebbe avanti questo mio racconto, avrei da scrivere di una polentata ed una ridiscesa a valle; della visione di una partita al bar; di una notte di vento da far barcollare il camper; di un’arrampicata in solitaria; ma succede che non ho più voglia e non trovo più il senso di raccontare perché chi c’era e deve sapere sa.
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SULLA PAGINA DI PAPO NELLA LETTERA, IN QUESTA RAMPA DI LANCIO VERSO L’UNIVERSO, SCRIVO COSì PER AMORE:
Lettera 534
Ciao Papo,
avevo bisogno di camminare da solo fino alla fine del giorno quel giorno. Avevo bisogno di stare al buio da solo per poter gridare il Tuo nome più forte che si può, più vicino possibile al cielo: “PAPO!” , “JACOPO PILOTTA!”. Squarciarmi la gola e il petto a sbraitare libero e nudo tutta l’aria, la rabbia, l’ingiustizia, l’impotenza che ho dentro e addosso per farmela restituire dal Silenzio trasformata in Coraggio e Fede. Sentire la mia voce allontanarsi verso valle, correre lungo il fiume, rompersi contro la montagna, arrampicarsi in cielo. Avevo bisogno di dormirti più vicino possibile. Più in alto che potevo, a contatto con Luna, Stelle. Il più vicino possibile a stenti, fame e freddo. Non sono i deliri di un pazzo. Lì non ci sono lupi ed orsi, c’ero io in cima alla catena alimentare, al massimo mi sarei ritrovato affianco una volpe, una marmotta o un capriolo. Al massimo mi avresti fatto questo ennesimo Regalo dal Luogo della Tua Anima. Mi hai fatto Incredibilmente ritrovare il riparo che avevo scelto per la notte dopo un’ora di cammino al buio, non è stato solo merito del mio intuito è evidente! Ho gridato “GRAZIE!”. “GRAZIE PAPO!”, “GRAZIE …!”, “GRAZIE FRANCESCO!”, “GRAZIE GESU’!”, “SE ESISTI ED HAI UN SENSO, GRAZIE ANCHE A TE DIO…”. Così come sei riuscito a non farmi inciampare giù dalla Montagna al buio ed un paio di giorni dopo a non farmi franare arrampicato tra roccia, muschio, licheni e ghiaccio.
Il corpo lo tengo a bada con la fatica, il Cuore Vive già lì, l’Anima è Oltre, Papo, dai anche alla mia mente un Orizzonte.
Grazie rugiada di Montagna!
Papà
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