Chi cura chi?

 

Ciao Papo,

non so se da dove sei ci vedi o no, penso di no, penso che sei a fare altro per l’universo, anche se qui da noi è come se ti fossi moltiplicato all’infinito. Perché manca la tua presenza, ma è presentissima la tua assenza, tanto quanto è imperante il tuo ricordo. Sai, ti devo confidare un segreto: abbiamo notato che sia Totta coi cuginetti che Totta con Fede fanno una gran fatica ad inventarsi come giocare senza di te e le tue mirabolanti idee, anche in questo manchi e sei al contempo presente. Se hai un momento libero, passa a regalarci qualche ispirazione, soprattutto a me per giocare con Totta, da sola si annoia tanto. Forse diventeremo tutti più “normali”, tutti più standard senza di te. Forse faremo sport, passatempi e robe più classiche. Tu ci facevi inventare una vita sempre nuova. Per trovare e provare le cose che ti piaceva fare e per escludere le situazioni che ti avrebbero potuto creare dei problemi, c’era da inventarne sempre una nuova. Adesso possiamo fare di tutto con molto più agio, ma senza di te ci coglie solo la voglia di non fare niente. Qualche giorno fa Totta e tutti i bambini intorno a noi correvano come matti e io e la mamma abbiamo avuto una sorta di senso di sollievo a non doverti tenere sott’occhio e a non doverti dire di stare calmo. La sveglia per darti la pastiglia dell’Energia non suona più tre volte al giorno. Potremo fare vacanze oltre i duemila metri; camminare in salita per chilometri e chilometri; potremo andare all’estero tranquillamente senza preoccuparci dell’assistenza sanitaria in caso di bisogno; prendere l’aereo serenamente; possiamo non controllare, sempre in ogni posto dove andiamo, che ci sia un ospedale con un buon reparto di cardiologia nelle vicinanze. Papo, sei stato troppo gentile con noi a sollevarci da questi pesi e andartene… Ma sai Papo, che non scocciavi affatto e anzi eri tutta la nostra vita. Noi non ti curavamo, tu ci curavi e tenevi insieme tutto

Noi stavamo solo attenti e avevamo molto riguardo per la tua salute, ma non ti abbiamo mai curato, abbiamo sempre giocato, riso e ci siamo divertiti con te, non sei mai stato un peso, perché non eri affatto un peso, sei sempre stato così meravigliosamente bene. Le giornate non sono più le stesse di prima, diciamo che per ora le giornate non sono. Si trascinano avanti tra valanghe di messaggi, alcuni confortanti e alcuni neutri. Quasi tutti, data la situazione, almeno un minimo di tatto lo usano, non proprio tutti però. Soprattutto con la mamma, un giorno ti racconto e ti faccio fare due risate. La deficienza nel non saper provare sentimenti e nel non saperli esprimere che affligge certe persone è davvero inspiegabile e i test clinici le definiscono persone “Normo dotate”. Esseri viventi che fanno figli, votano, sono in mezzo a noi… Lasciamo perdere, ci faremo una risata quando ti racconterò delle condoglianze più surreali che abbiamo ricevuto. Che poi la parola “Condoglianze” andrebbe proprio abolita dal vocabolario. “Condoglianze, parola dalle grandi premesse dell’etimo, aveva un significato ampio, capace di comprendere un vasto spettro di partecipazioni al dolore di qualcuno ma nella pratica è diventato un detto di circostanza: così come al compleanno si fanno gli auguri, al funerale si fanno le condoglianze”. Ti si gonfiano i tenerini con le mie spiegazioni troppo lunghe e dettagliate, pensa che alle quattro di notte sono andato a cercare il significato sul dizionario…

Oggi ti volevo scrivere tutt’altro ma ieri è stata una giornata emotivamente intensa, non che quelle al lavoro siano semplici. Andare al lavoro senza essere riusciti a riposare e avendo pianto diverse volte nell’arco della notte non è affatto semplice. Io non so tu, Papo, dove prendevi tutta la tua Forza, ma sicuramente ne stai passando un sacco anche a me e alla mamma. Tu e anche Totta, siete il nostro carburante. Riusciamo a stare in piedi, andare a lavorare, andare in giro, stare in compagnia di altra gente e a cercare un nuovo modo di vivere nonostante da venti giorni si dorme pochissimo e malissimo. La notte è il momento più duro, il cervello ha bisogno di spegnersi ma non ce la fa, il corpo necessita di stendersi, rilassarsi e riposarsi e invece due, tre, quattro ore massimo e mi ritrovo solo, sveglio nel cuore della notte a pensare, a pensarti, a piangere e cercare di risollevarmi. Un’altra volta ti racconterò come riesci a sollevarmi da questo martirio facendomi rasserenare. Tengo botta, Papo, a qualcosa servirà anche questo.

Ti dicevo che ieri è stata dura, è stata dura perché abbiamo parlato con Betty e Michele. Te li ricordi? I genitori di Davide il Drago. Tanti qui si domandano se tu e Davide ora vi vediate, se il Drago e il Cammello con le corna giochino insieme. Io, tua mamma Nik, Betty, Michele quattro mondi completamente differenti che orbitano intorno al dolore provocato dalla mancanza del proprio figlio, quattro modi differenti di affrontarlo e viverlo. Io su tutti, me compreso, preferisco sempre e di gran lunga tua mamma, l’amore mio apparentemente imperturbabile! Dovresti vedere quanto è bella e ammirevole anche adesso. Gestisce il suo dolore meglio di un monaco Shaolin. Va avanti serena più di un Santo illuminato da un Credo Divino. Qualcuno se ne approfitta pure, perché mai si strapperà i capelli e mai si lamenterà. Tua mamma è un Monumento alla vita! Un Genio e dono prezioso all’Umanità intera la sua compostezza e la sua cortesia! Una Regina, del dolore purtroppo, ma anche questo a qualcosa servirà. Meno male, Papo, che la mamma e io abbiamo delle difese, ottime direi. La nostra ultima difesa, dopo che piangiamo e nostalgia e sconforto ci attanagliano, è pensare a te vivo, ci hai reso e ci rendi Felici ed Orgogliosi! Alla fine di quei pianti strazianti tu ci vieni in salvo, ti vediamo, ti sentiamo e per un po’ tutto passa.

Oggi sono andato lunghissimo Papo, ti volevo ancora raccontare dell’altro episodio che ieri sera mi ha molto scosso. Siamo andati al cinema e un paio di famiglie hanno permesso ai loro tre bambini, di una maleducazione da primato, di gridare, saltare, correre e fare un casino indecente durante la visione del film, disturbando ripetutamente tutta la sala. Speravo ci fossero i padri dei bambini per prendermi a pugni. Pensa un po’, Papo, proprio io che sono sempre fin troppo gentile volevo fare a cazzotti… Io, padre di un educatissimo angioletto in cielo sul suo cammello con le corna, e loro insolenti, tamarri, menefreghisti da strapazzo a piede libero, a scassare la minchia ad un cinema intero. Tranquillo Papo, le ho solo cantate alle due madri cerebrolese, che per fortuna hanno almeno avuto il decoro di abbassare la testa e tacere. Lo so Papo, non sono pensieri giusti, non sono pensieri sani, sto sempre calmo, la tua assenza ci ha anche regalato una serenità apparente che per adesso sembra reggere salda, ma la rabbia che ho dentro è tanta perché ti ho visto vivo e gioioso fino all’ultimo millesimo di secondo della tua vita terrena. Poi, all’improvviso Stop. Game over. Fine del gioco.

C’è solo da trovare il modo di accettarlo e per me non è affatto semplice.

 

Ti saluto bel ragazzo, ci sentiamo presto, fai quel che più hai voglia divertendoti più che puoi!

Papà

 

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2 Comments

  1. Alessandra says:

    Assurdo…ho solo letto 5 lettere ed ho consumato un pacchetto di fazzoletti…ogni rigo una lacrima…ammiro tanto il coraggio e la forza d’animo di questa stupenda famiglia…siete un esempio di vita❤

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