La mia Guerra

Ciao Papo,
tutti che aspettano la lettera, anche oggi, ogni giorno, è l’una ed io non la voglio scrivere. No, non è corretto: non la voglio inviare, perché scriverla è scritta, ne sono scritte e abbozzate già altre venti. È che qui c’è tutto che ti aspetta, c’è la tua cameretta, ci sono tutti i tuoi Lego, i tuoi minerali, la tua Wii con Inazuma e gli Skylanders, il tuo Nintendo, il tuo Bolt (skate elettrico), la tua bici, i tuoi palloni che finivano sempre nel giardino di Fernanda, il tuo Deadpool e tutti gli altri pupazzetti, le tue carte Pokemon, Vangard e Magic, la tua chitarra classica, quella elettrica, il flauto, l’hangdrum, il pc, il microfono e la cassa per fare la beatbox, i tuoi vestiti, la tua cartella, i tuoi libri, i tuoi quaderni, tutti i fogli con tutti i tuoi scritti, i tuoi disegni e le tue invenzioni. Stamattina ho aperto il tuo portafogli, quello di Antman, ti ricordi che bel film Antman? Nel portafogli ci sono una trentina di euro l’ho chiuso e l’ho rimesso lì nella tua scrivania, lì com’era. Tu non li puoi più usare, ma nemmeno a me servono più i soldi. Ci si riempie di cose nella vita di qua dall’infinito, si fa una fatica a volte a vivere e si cerca soddisfazione e conforto nell’appagamento materiale. Siamo piccoli, torniamo piccoli. È dalle quattro che sono su lettere, canzoni, film, correzioni, blog ma non quaglio niente e piango… giornata dura oggi Papo… sì, tranquillo, ho ripreso a dormire; sarà fisiologico dopo quasi due mesi, mi punto la sveglia per il nostro appuntamento notturno, scrivo e piango. È stato leggere i primi messaggi, la data di morte, sentirti e vederti in video. Quello è stato. Più ho da fare e meglio è. È fermarmi e realizzare che in questo mondo sei morto che mi annienta. Poi riprendo a scrivere, un flusso di idee, pensieri, emozioni e torni vivo e mi passa, ma poi ritorna il pianto perché qualcosa che faccio o vedo sa di te ma tu non ci sei e ricado nel baratro del mio dolore e piango. È così Papo cazzo.
Parlo alle Persone con le nostre lettere e – quando riescono ad ascoltare – alle loro Anime; faccio fatica a parlare ai professionisti e a chi fa e pensa solo al suo mestiere. Sono come Red, Morgan Freeman ne “Le ali della libertà”: tu Papo non lo hai mai visto perché, se pur bellissimo, troppo violento. Red è stato condannato all’ergastolo per un gravissimo sbaglio di gioventù ed ogni tot anni si presenta davanti alla commissione dello Stato per capire se può uscire dal carcere e tornare alla libertà vigilata. Red ogni volta si lava, si profuma, si agghinda meglio che può e prepara un gran discorsone ma tutte le volte viene respinto e resta in carcere, finché non diventa un sessantenne che non ha più nulla da perdere e nemmeno da chiedere a questa vita.

Membro della Commissione: “Lei è stato condannato all’ergastolo nel 1927, dopo 40 anni si sente riabilitato?”.
Red: “Riabilitato? Dunque mi lasci pensare… a dire il vero io non so cosa significa questa parola”.
Membro della Commissione: “Beh, vuol dire essere pronto a rientrare nella società e contribui…”.
Red: “Lo so cosa significa per lei figliolo… ma per me è solo una parola vuota, una parola inventata dai politici, in modo che i giovani come lei possano indossare un vestito o la cravatta e avere un lavoro. Che cosa volete sapere? Se mi dispiace per quello che ho fatto?”.
Membro della Commissione: “Sì, certo”.
Red: “Non passa un solo giorno senza che io non provi rimorso, non perché sono chiuso qui dentro o perché voi pensate che dovrei. Mi guardo indietro e rivedo com’ero allora, un giovane stupido ragazzo che ha commesso un crimine orribile, vorrei parlare con lui, vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli come stanno le cose, ma non posso. Quel ragazzo se n’è andato da tanto e questo vecchio è tutto quello che rimane e nessuno può farci niente. Riabilitato? Non significa un cazzo. Quindi scriva pure quello che vuole nelle suo scartoffie, figliolo, e non mi faccia perdere altro tempo, perché a dirle la verità, non me ne frega niente”.

Dice questo Red e viene finalmente scarcerato. Io mi sento uguale Papo, devo scrivere una sinossi affascinante per Feltrinelli, Mondadori e Rizzoli. Io? Ma stiamo scherzando!!? Io scrivo a te, Papo, e bestemmio, chiedo spiegazioni – e cerco conforto – alla Natura, alla Dea Madre, a Dio, a Buddah, ad Allah, a Geova, alla Fragranza dei Funghi ed alla Formula Magica della Lasagna. Io devo chiedere a gente in giacca e cravatta che intuisce e vende business se le lettere a mio figlio secondo loro possono diventare un bestseller? Io devo ancora dopo vent’anni inseguire il mio sono di realizzarmi ed affermarmi come autore delle mie idee e del mio destino? Io non ho proprio più un cazzo da perdere, io non voglio affascinare nessuno. Io devo spiegare e far capire e portare testimonianze che spieghino cos’è un SuperEroe dopo che ci ho vissuto accanto per dieci anni? Io ho solo bisogno di scrivere e di arrivare a più persone possibile per raccontare la nostra storia. La tua storia Papo.
Mi dà fastidio avere altri bambini per casa perché giocano con le tue cose. Passerà, regaleremo tutti i tuoi giochi, tra uno, due, dieci anni, come mi aveva detto la Signora Ornella (devo ancora scrivere la lettera di quando ho passeggiato con Ornella… devo… non devo proprio un cazzo).
Il tuo corpo lo abbiamo incenerito per rendere più leggera la tua e la nostra anima. A volte vorrei bruciare tutti i tuoi giochi e tutto il resto intorno, altre volte invece è così prezioso avere un contorno tutto intorno. Di qua dall’infinito, Papo morto è proprio brutto, morto è la cosa più brutta che c’è. Perché morto non definisce un passaggio ad altro. Morto è stop finito, basta. Ma non è mica vero che è finita così! Non è vero che è finita a sentirsi dire “Condoglianze” è peggio! C’è ancora chi me lo dice e me lo scrive… ma è così complicato capire che basta un abbraccio e non servono parole vuote di circostanza? Nadia, Stefania, Francesca, incontrate chi per caso e chi per prendere il tuo libro “Mamma ho fatto la cacca dura come gli zoccoli di uno gnu!” mi hanno semplicemente abbracciato e baciato. È così sano, potente e bello cazzo! Non serve altro.
Intanto Papo, c’è Totta (che non è un intanto è tutto!) Ha preso ad avere i tuoi atteggiamenti adesso che tu sei altrove e nel contempo è sempre così com’era, te la ricordi?

Totta: “Papà che cos’è questo simbolo?”. Io: “Il Tao”. Totta: “E cos’è?. Io: “Il simbolo dello yin e yang, maschile e femminile, buono e cattivo, sta a significare che dentro al bene c’è comunque il seme del male, dentro la luce c’è il buio, nel bianco c’è un po’ di nero, rappresenta gli opposti complementari, il tutto nel continuo divenire delle cose. Hai capito Totta?”. Totta: “Certo! Le mie infradito sono un po’ comode ma anche scomode!”.

Auto, Papo molla una puzzetta indigesta.
Totta: “Papo, con un solo colpo stendi tutti, devi fare karate a scoregge!”.

Oggi Papo mi servirebbe scrivere una bella Poesia, uno di quei pensieri così semplici e belli per te stesso quanto inutili per le altre persone ma mi è venuta fuori solo ‘sta roba:

Vorrei lasciarti solo nei pensieri felici
come i palloncini ad una festa di amici
per il delfino una manciata di alici
da ripescarti nei momenti nemici.
Che dici, ce la facciamo ancora ad essere felici?
Prendici per mano
facci vedere solo per un momento il mondo di là
così che noi si stia più sereni di qua,
sapendo con certezza che non c’è mai fine alla bellezza.
Ci basta questo non cerchiamo l’ebbrezza,
solo una certa dose di certezza
una tua soffice carezza col soffio morbido della brezza.
Ovunque sei ci sei Papo
questo è e questo basta
andiamo insieme a fare il bis di pasta,
il bis di vita che si incrocerà nuovamente
proprio come le nostre dita
e se anche non mi hanno ascoltato le stelle per farti rimanere di qua
io lo so che presto o tardi ci si riabbraccerà.

Percorsi Papo, sono percorsi, non traguardi da bruciare. Col libro delle lettere, con le canzoni, con i soggetti per il film, col musical sono percorsi che sto facendo con i miei Custodi e sono sicuro, prima o poi, anche con Totta e la mamma anche se per adesso a loro rompo. Non devo avere fretta, anche questo fa parte della Lezione e del Tesoro che ci hai lasciato.

Adesso sto con Totta, la mamma e Luna, tu continua a fare il tuo Argonauta dei mari di nuvole!
Papà

Sharing is caring!

2 Comments

  1. Susy Pugna ha detto:

    Un abbraccio forte forte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *